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L’occasione per il Sud

Il 26 luglio del 2021 si è svolto a Siderno un evento storico, tutti i tre segretari nazionali di CGIL, CISL e UIL hanno incontrato i cittadini, i sindaci e la stampa. A un anno esatto dall’iniziativa organizzata da Riviera a Siderno, vedo l’urgenza, per coloro che hanno a cuore le sorti di questo territorio di introdurre un progetto condiviso. Per quanto ci riguarda – parlo della Cisl, ma mi rivolgo anche ai colleghi della Cgil e della Uil – si tratta di sviluppare la nostra capacità di responsabilizzare tutti i soggetti che coinvolti in questa impresa promuovano il massimo di risorse che, nel rispettivo ambito, si possono mettere in campo.

Tra le tante emergenze che l’Italia vive in questa fase storica, aggravate dalle incognite politiche determinate dalla caduta del Governo Draghi, c’è un rischio che resta sullo sfondo, ma che più di ogni altro dovrebbe preoccuparci. E cioè che i nodi strutturali di questo Paese, quelli che preesistevano alla pandemia, alla guerra, alla crisi energetica e all’impennata dell’inflazione, vengano definitivamente accantonati. Non perché risolti, ma perché considerati irrisolvibili. Sta qui il vero rischio che corre il nostro Meridione, e con esso, in particolare, la Calabria e ancor di più la Locride che, per condizioni economiche, ambientali, sociali e infrastrutturali, ne rappresenta la quintessenza.

Ecco perché, a un anno esatto dall’iniziativa organizzata da Riviera a Siderno, vedo l’urgenza, per coloro che hanno a cuore le sorti di questo territorio di introdurre un progetto condiviso. Per quanto ci riguarda – parlo della Cisl, ma mi rivolgo anche ai colleghi della Cgil e della Uil – non si tratta di sovraccaricare di compiti eroici la nostra azione contrattuale e politica. Ma di sviluppare la nostra capacità di responsabilizzare tutti i soggetti che coinvolti in questa impresa, suscitando tra di essi forme nuove di relazioni, di cooperazione, di raccordo, promuovendo da parte di ciascuno la messa a disposizione del massimo di risorse che, nel rispettivo ambito, si possono mettere in campo. Produrre tensione, etica, solidarietà, mobilitazione civile questo è il primo compito che ci compete.

Penso ad una vera e propria Agenda-Sviluppo della Locride, che metta al centro il lavoro, in particolare quello giovanile e femminile, la costruzione di reti materiali e sociali, un riscatto produttivo nel segno della sostenibilità, mettendo a sistema le eccellenze, promuovendo filiere e vocazioni, investendo sul patrimonio ambientale, forestale, storico e paesaggistico di questo territorio, supportando l’artigianato, l’agroalimentare e il turismo. Bisogna, innanzitutto, tornare ad investire sulle persone. E dunque sulla scuola, sulla salute, sulle prestazioni socio-sanitarie, sul sostegno alla marginalità e alla non autosufficienza. Ma investire sulle persone, significa anche intervenire sulla loro sicurezza, sulla legalità, spezzando quel legame perverso tra povertà, marginalità, esclusione sociale su cui prosperano le organizzazioni criminali.

E ancora occorre investire sulla mobilità, assicurando all’intera regione collegamenti degni di un paese civile. Senza vie di comunicazione efficienti e reti digitali innovative si allontanano le capacità e gli interessi verso possibili opportunità di attrarre investimenti ed il territorio si impoverisce ulteriormente rispetto alla capacità di crescita e competitività.  Penso all’ammodernamento, riqualificazione, messa in sicurezza della SS. 106, al potenziamento e velocizzazione della linea ferroviaria ionica, all’investimento sulla portualità turistica. E penso anche a quanto possa contribuire, per i possibili scenari di integrazione con la Locride, complessivamente il sistema portuale di Gioia Tauro, l’assetto retroportuale, industriale e infrastrutturale capace di capitalizzare enormi potenzialità inespresse, soprattutto dopo il raddoppio del canale di Suez. Bisogna dare compimento alla Zes e rompere gli indugi sul rigassificatore, nell’ambito di un piano che punti a fare del Mezzogiorno un vero e proprio hub energetico europeo.

Gli strumenti finanziari ci sono. E dove mancano quelli operativi, vanno costruiti nella condivisione, a partire dal territorio, dalle Parti sociali, dagli Enti Locali, da una comunità di sindaci che hanno saputo esprimere in questi anni tanta volontà riformatrice. È il momento di lavorare insieme, partendo magari da una proposta: si dia vita a uno specifico contratto istituzionale di sviluppo per realizzare investimenti strategici. Un “CIS della Locride” dedicato esclusivamente alla realtà territoriale che assicuri risorse ed investimenti e metta a sistema soggetti istituzionali di ogni livello per riaccendere i riflettori sull’intera comunità.

Dopo i tanti fallimenti del passato, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza siamo davvero all’ultima chiamata. Ma occorre anche essere consapevoli dell’impegno che grava su pubbliche amministrazioni ed enti locali in difficoltà: soggetti strutturalmente fragili, oggi caricati di compiti e responsabilità che rischiano di schiacciarli e ai quali mancano le professionalità necessarie per trasformare risorse in progetti e progetti in cantieri.  Ecco perché, per prima cosa, bisogna assicurare loro le dotazioni necessarie per assumere nuovi tecnici. Altrimenti avremo il paradosso che le realtà più deboli saranno proprio quelle che perderanno il treno del PNRR.

Pur in presenza del mutato quadro politico nazionale, anzi a maggior ragione in questa fase di transizione, auspichiamo l’impegno di tutti a rinforzare il clima di collaborazione, dialogo, condivisione delle scelte che molti frutti ha già dato in questi diciotto mesi. Perché in nessun contesto come quello meridionale e locrideo, la strategia può essere separata dai soggetti chiamati a realizzarla, dalle loro interrelazioni reciproche, dagli strumenti di analisi, elaborazione e proposta di cui dispongono o di cui si mostrano capaci di dotarsi. Su questo, la Cisl continuerà a battersi.

Luigi Sbarra

Segretario Generale Cisl

 

 

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