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lunedì, Maggio 20, 2024
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Pessimo alunno sarebbe giudicato il ministro San Giuliano che elogia libri che non ha mai letto

Matteo Lo Presti ci propone un’analisi di Friedrich Nietzsche sulla sua visione della cultura, trasportando le idee del noto filosofo al nostro presente, in particolare alla conoscenza dell’attuale ministro della cultura San Giuliano

 

Proviamo a proporre al ministro della cultura San Giuliano la sfida di leggere con attenzione un bel libro complesso ma di stringente attualità. Visto che Vincenzo de Luca, presidente della Regione Campania, parla del ministro come di un cerimoniere capace di organizzare inutili eventi, vedi la partenza inaugurale del treno Roma – Pompei, ci rivolgiamo all’ ex giornalista della RAI con la preghiera di cimentarsi con la lettura di uno dei più grandi filosofi della cultura europea. Un libro però non solo da sfogliare a tempo perso. Un libro su cui meditare.

Aveva solo 27 anni Friedrich Nietzsche quando si accinse a tenere conferenze sul problema dell’educazione per incarico della “Società Accademica” di Basilea. Le cinque lezioni sono pubblicate nel volume “Sull’avvenire delle nostre scuole” edizioni Adelphi, e contengono alcune tra le affermazioni più radicali e rivoluzionarie contro il sistema della cultura moderna che mai siano state enunciate. Nel suo tentativo profetico di “indovinare l’avvenire” fondandosi come un “augure sulle viscere del passato”, Nietzsche presenta qui alcuni argomenti polemici con cui oggi, più che mai, possiamo constatare la vastissima portata. Di fatto per la prima volta con questo testo “inattuale” diviene esplicito il nesso tra educazione scolastica, anche nelle sue zone più apparentemente “disinteressate”, e l’utilizzazione della forza- lavoro intellettuale da parte della società e ai fini della società stessa, che sono poi quelli di “allevarsi quanto prima è possibile utili impiegati e assicurarsi della loro incondizionata arrendevolezza”. Di fronte a tale brutale intervento, ogni cultura che non voglia identificarsi con l’ordine costituito dovrà agire contro di esso. Dietro la spinta verso una diffusione sempre maggiore della cultura, in cui riconosceva uno dei “dogmi preferiti dell’economia politica di questa nostra epoca”, Nietzsche vide dunque un proposito di oppressione, di sfruttamento, insomma l’ombra stessa della “economia politica “nel senso più generale. Appare perciò giustificato leggere questo testo anche come preveggente analisi dell’industria culturale che si rivelerà essere appunto l’agente di un enorme e nefasto processo sociale tuttora in corso.

Nietzsche spiega “In Prussia il liceo è considerato anzitutto come una specie di grado onorifico, e tutti quelli che sentono un impulso ad entrar nella sfera del governo seguiranno la strada del liceo. Lo Stato, perciò, costringe tutti i suoi servitori a comparirgli di fronte con la fiaccola dell’universale cultura di Stato nelle mani”

Per Nietzsche la cultura deve essere espressione massima di libertà e non “espressione dell’ingrossamento ipertrofico di un corpo non sano”. I licei non devono essere le palestre di quella elegante barbarie che suole pavoneggiarsi sotto il nome di “cultura tedesca dell’epoca odierna”. Pessimo alunno sarebbe giudicato il ministro San Giuliano che elogia libri che non ha mai letto.

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