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lunedì, Aprile 29, 2024
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PD: 5 cose da fare per non morire

Il gruppo dirigente del Pd? Generali che stanno sulla collina, mentre la battaglia infuria giù in pianura. Difficilmente questo PD e la sua classe dirigente saranno capaci di scavare sino in fondo nella realtà dei problemi. Il tempo per provarci c’era pure, ma ormai il treno è partito.

 Molti mi scrivono, in privato e anche in pubblico (lo ha fatto per esempio il direttore di questo giornale da ultimo, ma non ultimo), sul PD.

Bravo, bravissimo, è anche peggio, insisti… Ma…

E qui c’è il ma, il però: il suggerimento che molti mi danno è di dire, infatti, anche quello che si dovrebbe o potrebbe fare.

In verità mi pareva e mi pare, di averlo esplicitamente scritto in tutti gli articoli pubblicati dopo il 25 settembre e lo farò ancora una volta con una guida alla fine di questo articolo che vale come possibile linea politica di fondo (a mio avviso ovviamente).

Ma entriamo nel dettaglio di 2-3-4 cosucce da niente (si fa per dire), così il direttore della Riviera, vecchio comunistaccio d’altri tempi, sarà contento.

Il gruppo dirigente del Pd? Generali che stanno sulla collina, mentre la battaglia infuria giù in pianura». Roberto Morassut, unico deputato eletto nei collegi uninominali di Roma, ricorre a Francesco De Gregori, il cantautore nel cuore della sinistra romantica romana, per il suo sferzante giudizio sul Partito democratico e il suo gruppo dirigente. Eh sì, perché non solo correva senza il comodo paracadute del proporzionale, ma quel collegio in cui ha vinto, una delle zone più densamente popolate d’Europa, abitata dal mitico popolo che il Pd ha smarrito, una di quelle periferie dove i dirigenti dem sono solitamente sconosciuti ha dovuto conquistarlo con le unghie e con i denti, perché il gioco delle correnti l’aveva assegnato a un altro candidato completamente estraneo al territorio che invece Morassut, che qui è nato e vive, conosce palmo a palmo. ‘’La nostra classe dirigente si rifugia negli apparati correntizi, per essere tutelata si rivolge verso l’alto e non verso il basso’’, il giudizio del deputato dem sul futuro del partito è severo: «Abbiamo di fronte un cartello su cui sta scritto ‘Strada senza uscita, il ciclo cominciato nel 2007 è finito, il Pd è diventato una caricatura dei vecchi partiti di provenienza, lo dico dal 2016, quando lanciai l’dea purtroppo inascoltata di una costituente del Movimento dei democratici. Le stesse primarie, la costituente, disegnano un percorso puramente meccanico se non si affronta il tema della collocazione dei Democratici nella società italiana».

Le mozioni dicono, a sua volta Bruno Marasà, che è stato dirigente storico della FGCI, sono le madri delle correnti e delle sottocorrenti. Si aderisce per gruppi, gruppetti, si occupa il tempo, in questo caso sì, dell’universo mondo e poi si vota. Tanti voti tanti rappresentanti nel Comitato direttivo di un circolo e così sino alla Direzione Nazionale, passando per un’Assemblea Nazionale composta da oltre mille persone che fanno fatica pure a sedersi e ad ascoltare i discorsi dei capicorrente. ‘’Il problema vero è, però, quello collegato alle campagne elettorali. Non c’è piccolo consiglio comunale o il Parlamento (con le recenti leggi elettorali, non solo con il Rosatellum!) che non si riparte dalla conta delle percentuali delle Mozioni. Rileggetevi – scrive – la lista degli eletti/e. Ci ritroverete tanti funzionari di partito (o ex), qualche amministratore che incassa il premio della sua attività, e poi gli amici di questa o quella corrente. Si dice c’è tanta società civile, migliaia di volontari, bene, benissimo, ma come si aprono le porte ai più validi e capaci (e ce ne sono tanti) se si tratta soltanto di partecipare a riunioni di mozioni?

Sulle Tesi ancora Marasà: ‘’Esse sono lo strumento per eccellenza di una discussione aperta e approfondita. Tesi per una nuova forma-partito (altro che sciogliersi!) e una riflessione seria su processi globali (Europa in testa con gravi crisi interne che saranno incoraggiate non solo dagli euroscettici, ma anche dal Governo di destra). Difficilmente questo PD e la sua classe dirigente saranno capaci di scavare sino in fondo nella realtà dei problemi. Il tempo per provarci c’era pure, ma ormai il treno è partito.

4 -Eleggere il Segretario o la Segretaria nei gazebo (li chiamiamo così, ma spesso sono le hall di un albergo) è la conta per eccellenza tra le mozioni (più o meno apparentate, nel caso fossero più di due). Furono, per fare un esempio, quelle che aprirono la strada a Renzi creando una falsa illusione di popolarità. Io ricordo bene – io come esattamente Marasà, delle molte signore e signori borghesi impellicciate e ingioiellate alla grande, le signore venute a votare al seggio per Renzi e per Franceschini ma non sapevano nemmeno di che si trattasse, se di un torneo di burraco o una vendita di quadri all’asta!

5-Infine, il problema della sinistra europea che ho toccato più volte e che io vedo come unica prospettiva politica. Il PSE ha tenuto in questi giorni il suo Congresso. Ne avete visto notizia? In realtà, bisogna battersi a quel livello per un ragionamento, inevitabilmente critico, sulle ragioni della sinistra.

Credo che il direttore severissimo e rossissimo, della Riviera possa essere soddisfatto!

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