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martedì, Marzo 19, 2024
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Silvestra Tea Sesini, la partigiana sidernese al servizio dei bisognosi

Quella tra Silvestra e Siderno fu amore a prima vista: giunta nel giugno 1958 fu attratta dalla semplicità con cui quaggiù si conduceva la vita e, per rinnovarsi e rinnovare, abbandonò ogni cosa per trasferirsi da Biella nel paesino della Jonica.

Nel 1958 a Siderno vi era una grande volontà di rinascita sociale, culturale ed economica, insieme ad un desiderio di libertà democratica che il ventennio fascista e gli anni della guerra avevano annullato. In quegli anni, la nostra cittadina era guidata dal sindaco Cosimo Iannapollo, eletto per la prima volta nel 1946. Già dai primi giorni di amministrazione si pensò subito alla riqualificazione urbana del paese, alla costruzione di scuole, strade, case per i poveri e in questo clima di speranza e tanta voglia di fare, arrivò Silvestra Tea Sesini, in qualità di assistente sociale dell’Unione Cristiana dei Giovani, su richiesta di Pasquale Misuraca impegnato, con la moglie Elsa Romeo, nel campo sociale. Quella tra Silvestra e la nostra città è stato amore a prima vista: si ambientò subito nel nostro paese e si prodigò per aiutare e migliorare la vita dei suoi abitanti. Ma chi è questa donna che è entrata subito nel cuore dei sidernesi? Silvestra nacque a Biella, in Piemonte, il 26 ottobre 1887 da Alberto Tea ed Anna Ricci. Trascorse la giovinezza a Biella e dopo aver frequentato la scuola superiore, conseguì il diploma di maestra. A differenza di molte sue compagne, però, preferì insegnare ai ragazzi portatori di handicap, compiendo il tirocinio nelle scuole differenziali. Successivamente studiò lingue straniere, in particolare inglese, tedesco e francese. Ebbe due sorelle, Maria ed Eva, ed un fratello, Giuseppe che purtroppo morì nella seconda guerra mondiale. Tra i vari impegni, trovò anche il tempo per innamorarsi, il 10 maggio 1924 sposò il compositore e direttore musicale Ugo Sesini, che in quanto antifascista venne internato dai nazisti nel campo di concentramento di Mauthausen, dove morì nel 1945. Così si ritrovò vedova con un figlio, Alberto, che diventerà uno stimato ingegnere. In memoria del marito, nel periodo in cui fece parte della Commissione per la biblioteca di Siderno, donò a questo ente un suo volume dal titolo “Decadenza e restaurazione del canto liturgico”. Fu una scrittrice attenta ai problemi dell’infanzia e dell’educazione, infatti pubblicò una collana di letture per ragazzi in italiano e francese nel 1924 e “I giorni della fanciullezza”, nel 1941. Decisa a continuare il suo percorso di aiuto per i bisognosi, si trasferì a Roma, qui fondò l’associazione “Orti di guerra” per sostenere le famiglie disagiate, ed i bambini con problemi. Durante la seconda guerra mondiale raddoppiò il suo lavoro: diventando staffetta partigiana e con coraggio si impegnò nella Resistenza, venne per questo catturata dai tedeschi e tenuta prigioniera per due mesi, scampò alla fucilazione grazie all’arrivo delle truppe Alleate, che la liberarono. Finita la guerra, si trasferì a Milano, si candidò tra le file del Partito Comunista e fondò l’associazione “Rinascita sociale” per l’assistenza e la riabilitazione degli ex carcerati. In quell’occasione scrisse un’accorata lettera al Senatore Giovanni Treccani affinché sostenesse questa causa: “Noi intendiamo creare centri di lavoro e Case di Lavoro che diano a questi nostri assistiti la possibilità decorosa di ricominciare”. Il suo desiderio di aiutare gli altri la condusse nel giugno 1958 a Siderno. L’attirava la vita semplice e per rinnovarsi e rinnovare abbandonò ogni cosa per trasferirsi in Calabria. Era una donna di esperienza di vita, di una sensibilità unica, colta, intelligente e sempre col sorriso, nonostante la vita non le avesse risparmiato dolori. Era un piacere ascoltarla e stare in sua compagnia pertanto seppe, in breve tempo, farsi numerose amicizie e inserirsi nella società sidernese dell’epoca. All’inizio ha vissuto in casa Albanese in contrada Mirto, in seguito si trasferì a Siderno Marina nel palazzo della signora Maria Englen, su Piazza Risorgimento, continuando l’assistenza preziosa nella zona. Le sue grandi capacità vennero subito notate dall’amministrazione comunale che nominò Silvestra Tea Sesini membro della Neo Commissione per la Biblioteca Comunale di Siderno; mentre in politica chiese e ottenne l’iscrizione alla sezione sidernese del partito comunista, all’interno del quale le venne conferito il compito di responsabile stampa. Convinta che la cultura fosse la chiave per l’emancipazione dell’individuo, si impegnò per far crescere la biblioteca, a tale scopo si mise in contatto con la Usis Library di Milano per avere in prestito, a mezza posta, libri che non erano presenti nella biblioteca di Siderno. La Usis Library di Milano acconsentì al prestito di alcune opere per un periodo di quindici giorni. Purtroppo presto si ammalò e, nonostante le cure, non riuscì a vincere la malattia. Morì il 27 gennaio 1960, esprimendo come ultimo desiderio di essere seppellita a Siderno Marina, nel nuovo cimitero, con la sua immagine proiettata verso il Mar Ionio, mare che le era apparso da subito “Divino”. Con la sua mente lungimirante, ed essendo una grande osservatrice, ecco cosa ha lasciato scritto sulla nostra Regione: “Qualsiasi iniziativa presa in favore della Calabria costituisce solo un doveroso e tardivo atto di insufficiente risarcimento nei riguardi di una Regione, la quale dall’epoca della sua integrazione nell’unità nazionale è stata sistematicamente e colpevolmente sacrificata a più prepotenti ed egoistici interessi dei gruppi industriali e finanziari del Nord e addirittura stranieri”. È interessante osservare come lei, donna del Nord, descrivesse in maniera così netta e veritiera la realtà della nostra Terra.

È stata una donna indimenticabile, è rimasta nel cuore di tutti, anche a distanza di tanti anni dalla sua morte. Tutti la ricordano come una donna esemplare che portava in ogni occasione un carica di umanità ed allegria che spezzava qualsiasi austerità, mentre la sua naturale generosità, oltrepassava ogni confine. Con sensibilità sapeva essere vicino al vecchio comunista animandolo, accendendo un sorriso di coraggio e di lotta, così come sapeva convincere i giovani ad aderire al partito comunista. Quello che più la contraddistingueva era la particolare dedizione con la quale si dedicava ai sofferenti. Per le strade, in piazza, al mercato era fermata dalla povera gente che si tratteneva a parlare con lei, le chiedeva consigli, le parlava in un linguaggio, non sempre comprensibile, le proprie dolorose esperienze. Da buona psicologa sapeva adoperare un adeguato linguaggio per arrivare al cuore e alla mente dei suoi interlocutori. Prima di morire lasciò per iscritto queste parole: “Ringrazio i miei compagni di Siderno della stima e dell’affetto che mi hanno sempre dimostrato. Mi spiace di non aver potuto fare per ragioni varie quanto avrei voluto. Faccio loro i più vivi auguri per il non facile lavoro. Sono molto contenta di essere comunista e sono certa che il comunismo, rettamente compreso e attuato, darà dignità, benessere e libertà a tutti”.

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